Sergio Dalmasso storico del movimento operaio. QUADERNI CIPEC e Altri Scritti
  

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Lettera rifondazione primavera 2009    Torna alle categorie

Cari Oreste e David, carissimi/e tutti/e

Cari Oreste e David, carissimi/e tutti/e.

 

Ho inviato, la scorsa settimana, “a caldo”, appena letti i risultati delle regionali sarde, un breve commento che non aveva alcuna pretesa, ma che metteva in luce alcuni dati elementari:

  •  la enorme e preoccupante crescita della destra che non deriva solamente dalla presenza di Berlusconi, ma ha radici sociali e culturali (anche antropologiche) profonde. Sono certo che stiamo andando verso un “regime” autoritario, con drammatico consenso di massa. Il fascismo non era solamente dittatura delle classi privilegiate, ma era sostenuto da grandi masse popolari. Cosi per tanti regimi (anche prima di Peron) in America latina, così in mille altri casi. Alle prossime elezioni verificheremo una ulteriore crescita della destra, in particolare della Lega. E la voteranno tanti poveracci senza lavoro, prospettive, carichi di odio verso immigrati, più poveri ecc. Non dimentichiamo che la crisi del primo dopoguerra ha prodotto il fascismo (proprio in Italia) e quella del ’29 Hitler.
  •  La crisi del PD. Le dimissioni di Veltroni (chi di spada ferisce, di spada perisce e se lo merita chi ha raccontato bugie galattiche per le elezioni politiche e chi ha proposto a Berlusconi lo sbarramento al 4% per ucciderci e salvarsi) la mettono in luce, ma è crollato il progetto di unire le forze riformiste. A parte le differenze su tutto, il PD è stato determinante nella caduta di Prodi (segue Berlusconi), nell’aver consegnato Roma ai fascisti, l’Abruzzo agli amici di Silvio, nell’aver messo in crisi Soru in Sardegna (i mattonari sono trasversali), negli scandali che consegneranno alla destra Napoli e la campagna. Sarebbe più serio che si formassero un anche blando partito socialdemocratico e un partito di centro (sino a Casini). Con tanti saluti al bipartitismo e al bipolarismo.
  •  Le difficoltà di un neo Arcobaleno. Forse due regioni non fanno testo, ma l’operazione Sinistra democratica- Vendola- Verdi(?) non decolla. A dimostrazione di quanto avevano sostenuto alcuni di noi (inascoltati e presi in giro come residuali, vecchi, identitari) lo scorso anno. Che tanti che ci prendevano in giro siano scomparsi dopo il voto, lasciandoci nei pasticci, non è cosa nuova. A me è già accaduto più di una volta.
  •  Il risultato di Rifondazione è modesto, ma segna miglioramenti rispetto allo scorso anno e dimostra che, nonostante tutto (scissione, sconfitta, mancanza di soldi, scomparsa da giornali, TV) possiamo farcela. Questo mi sembrava il messaggio più importante da inviare a tanti/e incerti/e e scoraggiati/e (capisco, ma non condivido). Che il dato nostro sommato a quello del PdCI superi largamente il truffaldino 4% veltrusconiano è una costatazione elementare e deve spingerci ad una lista per le europee formata dai due partiti, aperta a gruppi, associazioni (ambiente, pace, volontariato, problemi della globalità) e anche a chi (Sinistra critica e non solo) ha scelto altre ipotesi organizzative. Insomma, le forze anticapitaliste, comuniste, antimperialiste che, senza questa scelta rischiano l’estinzione o la totale marginalità.

Credo che un processo di ricostruzione politica sia successivo, non possa avvenire a tavolino e soprattutto possa emergere solo da un confronto a tutto campo su tutto: sulle nostre storie e le nostre sconfitte, sui nostri limiti ed errori, sul partito (regole interne, modalità, rapporto con l’esterno, sull’autonomizzazione di eletti/e, giornalisti/e, sulla questione governo (abbiamo sempre fallito).

Soprattutto, però, su una pratica comune, sull’impegno concreto davanti alla situazione drammatica di oggi: crisi economica, povertà, disoccupazione, salari bassi, affitti, precarietà, disastro ambientale, guerre, assalto alla democrazia (qui servono alleanze larghe, ma sempre connesse ai temi sociali), nuovi razzismi.

E’ sufficiente Rifondazione per tutto questo? No. Riusciremo nel creare una resistenza e una opposizione senza una organizzazione politica? No. Oppure tutte le proteste finiranno per convergere nel voto a Di Pietro o a un nuovo Veltroni o a qualche politico di lungo corso che dirà di essere il nuovo o di non avere alcun partito.

Quindi, cari David ed Oreste, nessuna visione burocratica, da grande partito, nessuna unificazione senza contenuti, ma un processo che deve dare gambe al Ricominciamo del nostro congresso, chiedere un profondo rinnovamento (io posso essere il primo ferro vecchio, ma per favore, emergano e dimostrino continuità quelli nuovi), legare le parti migliori delle nostre storie (comunismo non burocratico, socialismo di sinistra, radicalismo cristiano, ambientalismo non indifferente ai nodi strutturali, internazionalismo).

La nascita di Rifondazione è avvenuta, almeno per parte di noi, con questo spirito, gli anni del “dopo Genova” hanno tentato di dare gambe a questa speranza.

Proviamoci ancora.

Sulle elezioni locali, discutiamo. Lista con il centro sinistra, con liste civiche, autonoma?

Quanto propone Oreste, non mi sembra così facile. Sinistra democratica tende naturalmente ad un accordo con il PD. Vi è il tentativo di mettere in luce una sinistra buona e una cattiva (la nostra).

Le sirene del PD possono fare breccia, anche se spuntate: possiamo vincere, facciamo liste non di partito – degli amministratori – cattolica – di sinistra generica

In settimana dobbiamo decidere. Tutti/e ci diano una mano. Anziché riempirci di parolacce a cose fatte.

Partiamo da quanto siamo: il 3,1% della Sardegna è un passo avanti rispetto a quanto beccato dall’Arcobaleno. Con il 2% dei nostri cugini separati ci dice che il 7 giugno ce la potremo fare.

Se la smetteremo di farci troppo male fra noi.

Orate et laborate!

Sergio Dalmasso

Torino 24 febbraio 2009 (martedì grasso, tanto per farsi del male)